Da molti anni all’interno dell’Unione Europea viene continuamente ripetuto il monito “l’Iran non deve dotarsi di armi nucleari”, per quanto la politica europea non si mai è particolarmente dotata per scongiurare la minaccia. L’Iran ha preso in giro l’Europa e l’occidente: non ha mai rinunciato al suo programma di arricchimento dell’uranio. Israele ha così deciso di passare all’azione, decidendo di colpire l’Iran e di decimare il comando militare e gli scienziati coinvolti nel programma nucleare. La risposta del regime iraniano non si è fatta attendere, contrattaccando, e da una settimana è guerra aperta tra i due paesi. L’Europa ha invitato alla “de-escalation”, nel frattempo gli USA inviano rifornimento militare a Netanyahu e il Regno Unito assicurala distruzione del regime iraniano. Nello scacchiere l’Europa è lasciata ai margini, la sua voce è inascoltata.

Le destabilizzazioni nel Medio Oriente sono cominciate il 7 ottobre del 2023 con il pogrom di Hamas, da allora l’Europa non è stata affatto in grado di offrire una voce univoca. I Ventisette sono divisi tra posizioni filoisraeliane e filopalestinesi: l’unica conseguenza inevitabile è confusione e irrilevanza politica. Nel mentre Israele ha deciso di aprire un nuovo fronte di attacco ai danni dell’Iran, operazione che mira a far rovesciare il regime iraniano secondo molti osservatori. Ursula Von der Leyen è stata accusata da più parti di aver fornito piena legittimità alle azioni militari di Benjamin Netanyahu. La presidente della commissione ha parlato con il primo ministro israeliano: “Ho sottolineato che Israele ha il diritto di difendersi. L’Iran è la principale fonte di instabilità regionale”, ha spiegato von der Leyen, ribandendo che la trasgressione del patto di proliferazione da parte del regime giustifica l’intervento israeliano: “l’Europa è sempre stata chiara: l’Iran non potrà mai dotarsi di armi nucleari […] Abbiamo costantemente espresso vive preoccupazioni sui programmi nucleari e di missili balistici dell’Iran – gli stessi missili che colpiscono indiscriminatamente città non solo in Israele ma anche in Ucraina” ha insistito von der Leyen.

Si sono così create due posizioni all’interno dell’Ue: da una parte c’è chi riconosce il diritto a difendersi dell’Ucraina a fronte dell’aggressione Russa, ma secondo questa lettura Israele meriterebbe di essere condannato visto che gli attacchi sono cominciati da parte di Gerusalemme; dall’altra parte c’è chi vede la minaccia iraniana tale da giustificare interventi bellici del governo di Netanyahu. In questa assoluta polarizzazione la voce dell’Ue diventa ineludibile, subendo accuse di doppio standard che col passare dei giorni si moltiplicano. Nel mentre, non sono pochi i leader dei Ventisette a mostrare una certa insofferenza verso la presidente della Commissione, accusata più volte in questi due anni di aver scavalcato continuamente il Consiglio Europeo e il Consiglio d’Europa in materia di politica estera.

Von der Leyen è stata riconfermata per un secondo mandato ma le tensioni con i ventisette permangono. Più volte la presidente della Commissione ha ignorato le richieste di alcuni stati, agendo quindi in maniera autonomica come unica rappresentate dell’Ue: Spagna e Irlanda e Paesi Bassi invocavano di rivedere l’accordo di associazione UE-Israele, poiché c’erano gli estremi per ritenere violato l’articolo 2 dell’accordo sui diritti umani viste le operazioni militare condotte da Israele nella striscia di Gaza. L’apertura c’è effettivamente stata con l’elezione del nuovo cancelliere Friedrich Merz, che ha mostrato toni molto duri verso la politica condotta da Netanyahu. Così il 27 maggio von der Leyen ha telefonato il re di Giordania Abdullah II che ha ritenuto la situazione degli abitanti della striscia di Gaza “ripugnante”.

La voce indipendente, spesso fuori luogo e sopra le righe, di Von der Leyen è l’inevitabile conseguenza dell’assenza di un fronte comune europeo. Non desta più notizia il fatto che l’Ue non sia in grado di esprimere un parere comune sui fatti rilevanti del mondo: una condizione che inevitabilmente la relega da attore passivo e ininfluente. L’Ue non capace di indirizzare, influire, il corso degli eventi. Diventa più amara questa constatazione se si pensa la vicinanza che il Vecchio Continente ha con il Medio Oriente: le potenziali ripercussioni di questo nuovo conflitto avranno soprattutto peso in Europa.

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